DNA VISIVO

Il DNA VISIVO è un’effige segnica, sintesi di una metodologia di ricerca artistica elaborata a partire da La Gioconda di Leonardo da Vinci ed ideata nei primi anni Settanta dall’artista Franco Fossi con l’intento di dar vita ad un modulo originario richiamante l’Unicità dell’Arte che diverrà oggetto, nei successivi anni, di ulteriori studi e rinnovate applicazioni. L’opera attesta l’individuazione di un sistema metodologico di indagine astraente di cui Fossi è autore e, in qualità di caposcuola, ne prosegue l’applicazione al DNA VISIVO del David di Michelangelo e al DNA VISIVO di Giuliano De Medici di Michelangelo.

Esso, pertanto, può essere considerato un’intuizione originale, innovativa e anticipatrice dell’artista, in un continuum di ricerca che si è tradotto in un cospicuo numero di opere[1] tra disegni, stampe, pitture e sculture in quasi mezzo secolo di lavoro.

Poiché l’opera d’arte è costituita da segni quali elementi di riconoscibilità, la ricerca di un DNA VISIVO diviene per Fossi di fondamentale importanza al fine di individuare un codice espressivo e generativo capace di trasformare la Gioconda di Leonardo da Vinci, opera prescelta dall’artista quale icona simbolica dell’Arte, in un alfabeto arcano di “moduli, nuclei, atomi, microchip”[2] che si intrecciano all’infinito, in una continuità rituale, creativa e astraente, fino alla clonazione in variazioni di morfogenesi.

Il DNA VISIVO - spiega Franco Fossi - è il risultato di una ricerca che, iniziando dallo studio di un simbolo dell’Arte, quale appunto la Gioconda di Leonardo, è risalita ad un codice primordiale, come il primo segno tracciato dagli uomini primitivi sulle pareti delle grotte che abitavano. Nasce da una struttura di pensiero, ma in perenne movimento. Per questo non deve essere considerato un punto di arrivo, bensì un costante punto di partenza per creare altre opere, e da queste altre ancora, continuamente evolvendosi, scomponendosi e ricomponendosi in nuove forme, eppure restando sempre riconoscibile”.

Dal 1971 ad oggi, la fervente creatività dell’artista si è tradotta in cicli di opere “dal carattere emblematico”[3] e corrispondenti a precisi periodi storici che si sono a volte susseguiti, a volte sviluppati parallelamente, seguendo diverse influenze recepite sia da precedenti cicli artistici, sia da esperienze del vissuto di Fossi, in un continuo gioco di rispondenze e richiami che hanno dato vita ad una vasta e variegata tipologia espressiva, ovverosia “una neoacculturazione artistica e seriosa di Monna Lisa ... e nei più raziocinanti Studi per il DNA visivo della Gioconda di Franco Fossi (1971) dove la struttura è sottoposta ad alterazioni proporzionali e prospettiche come quelle immaginate cinque secoli prima da Dürer (del quale sono noti i debiti nei confronti di Leonardo), fino all’ipertrofismo del modulo facciale che sarà adottato anche da Botero.[4]

Quello che ne deriva, quindi è “il valore primo di questi volti che appaiono come emergenti dallo spazio predeterminato in volumi geometrici: quasi premesse plastiche dell’apparizione.”[5]

In questo lungo percorso si individuano cinque aree macrotematiche – che Fossi denomina “contenitori di anima” - alle quali possono ricondursi gli studi sul DNA VISIVO dell’artista: La Gioconda, Monnalisiano, Disegni di composizione verso il segno di riconoscimento, Equidimensionali formule-silhouette del mito e, infine, Concretizzazioni Monnalisiane.

Così, se Profilo Genesis del 1971 è il solo studio tematico della macroarea La Gioconda, che riunisce i primordiali studi sull’origine della Gioconda simbolo-mito dell’Arte con disegni sia a china sia a tempera, giungendo ad isolare un profilo strutturale, nel successivo Monnalisiano che avvia nel 1972 Fossi dà vita a L’Origine oltre il visivo, ricerca artistica che si sviluppa sino al 1990 e in cui si succedono fasi e cicli a loro volta spunto creativo per e/o risultato di influenze di altri studi tematici dell’artista. Dalla “Prima sintesi fotoiconografica Monnalisiana “ (Tecnica mista su tela, 1972)[6], opera iniziatrice del ciclo Origini – sulla cui scia seguiranno creazioni quali “Schema iconografico delle mitologia monnalisiana” (tecnica mista su tela, 1972)[7] - la scomposizione nelle forme e nei colori si concretizza in opere emblematiche della terza, il Monnalisiano Celato, come il “Taglio visivo monocromo” (olio su tela, 1977) che anticipa il “Dna-Visivo” (olio su tela, 1978) dell’omonimo ciclo che contraddistingue la quarta fase. L’ultimo significativo passaggio del Monnalisiano è segnato dalle opere della sesta fase che si articola in tre percorsi: Sussurri e Impronte; Sussurri e Impronte, messaggi di confine – oltre il visivo; Impronte e ombre mitologiche “L’Origine” oltre il visivo. Qui emerge, in misura ancora più eclatante, la concatenazione tra le creazioni dell’artista, come in “Trame di coesione” (tecnica mista, 1986)[8] che rappresenta la sintesi, da un lato, del reticolo originatesi dalle primissime ricerche sul DNA Visivo (vedi il “Profilo strutturale del codice ‘Mito-Genesis’”, tempera ad acqua su carta 1971-72) successivamente sviluppato in “Reticolo” (tecnica mista su cartone, 1983) - opera simbolo della quinta fase, Monnalisiano Geo Celato – e, dall’altro lato, del “Semen Sparsum” (tecnica mista su tela, 1983)[9] dove si individua, nell’intreccio di forme multicolori, la chiara impronta del DNA Visivo. Ed infatti, in “Trame di coesione”, gli squarci scoprono e costituiscono al tempo stesso la trama, lasciando emergere a tratti l’impronta del DNA visivo e la figura della Gioconda. Per dirla con Meneghelli, “così si ha la sensazione di fare davvero un viaggio nel cuore stesso dell’immagine, di entrare nel suo corpo, per coglierne il nucleo e tutte le possibili radiazioni visive[10].

In parallelo, tra il 1980 e il 1985, si originano altri tre percorsi di ricerca: Le Carte Monnalisiane di Fossi (1981-1983), Fossi e le Plaquer di Dio (1982-1983), Profilo di riflessioni-allacciate (1981-1985). Essi costituiscono un valido esempio dell’influenza delle opere precedentemente realizzate sulle nuove creazioni, come indica lo stesso artista che, giunto al termine di una esplorazione artistica riconducibile ad una sua personalissima indagine, trae spunto da questa per continuare i suoi studi da altre prospettive. E’ il caso di “Prima lettura primordiale della mappa del mito” (tecnica mista su cartoncino, 1982) che trae origine dal progetto “Mappa Monnalisiana” (tecnica mista su tela, 1976), mentre l’opera “Tracce pulsionanti” (tecnica mista su tela, 1976) ispira, tra le altre (e unitamente a “Tracce nascoste”, sempre del 1976) “DN/A Monnalisiano 19-83/ FF-Rosso” (Tecnica mista su cartoncino, 1983)[11] nonché tutte le realizzazioni che appartengono al percorso Fossi e le Plaquer di Dio e anche “Riflessioni sospese” (olio su tela, 1977), che diventa il punto di partenza per le composizioni di Profilo di riflessioni-allacciate. Analogamente, il già citato progetto del 1971 dal titolo “Prima sintesi fotoiconografica monnalisiana” ispira la rivisitazione progettuale riflessiva “Mito/Alfabeto ‘Morse’ – Primigenio” (Tecnica mista su cartoncino, 1982)[12].

Il 1981 segna l’inizio di Monnalisian-Trainer su carta, il primo percorso artistico di Disegni che si concluderà nel 1991 e che comprende una serie di disegni preparatori di sculture e progetti di fontane-installazioni, sancendo l’ampliamento della visione dell’artista nella raffigurazione del DNA VISIVO in forma tridimensionale attraverso la scultura. Parallelamente, tale nuova concezione è sperimentata da Fossi anche traendo ispirazione dalle sculture delle Tombe Medicee di Michelangelo, in primis quella di Giuliano De Medici che, nel ciclo elaborato tra il 1987 e il 1992 e denominato Concetto per la rappresentazione del ‘Super-Simbolo’ nella concezione al DNA VISIVO – ovverosia un segno di riconoscimento del DNA VISIVO - diventa il primario oggetto di studio per la “Ricerca del DNA VISIVO verso Michelangelo” (pastello ad olio su carta, 1987), disegno preparatorio per un progetto di fontana-installazione che spingerà l’artista sino all’elaborazione di un disegno preparatorio per la scultura “Strumento Michelangiolesco/In-attesa” (matita su carta, 1987). Le opere di questo ciclo gettano, di fatto, le basi per un ipotetico tassello nella ricerca del DNA VISIVO di Michelangelo, confermando l’individuazione di Fossi di un sistema metodologico di indagine astraente di cui è caposcuola.

Questi accurati studi preparatori trovano attuazione nelle creazioni scultoree che, dal 1993 al 2007, vedono l’artista cimentarsi con i materiali più diversi: nascono così opere in fusione a cera persa in bronzo ed alluminio, le sculture in marmo statuario e multipli, nonché le sculture in gesso pitturato e acrilico che appartengono al percorso denominato Il Monnalisiano nelle Opere plastiche, articolato in cinque fasi.

È con tale evoluzione artistica che le ricerche dei decenni precedenti sul DNA VISIVO trovano non solo nuove interpretazioni ma un nuovo spazio, questa volta tridimensionale, con cui Fossi può pienamente esprimere la sua visione da ogni prospettiva. “Il messaggio è forte, ma sfugge all’ipercodifica che annulla il significato delle parole/oggetti/immagini offerti: è l’invito a vedere oltre l’oggetto la sua più reale realtà.” [13]

Basti prendere in esame “Apoteosi Alare” (1996) opera che si presenta come la sintesi delle concezioni primordiali di “Codici In-espansione spaziale” (olio su tela, 1979) e dei “Disegni preparatori all’idea tridimensionale monnalisiana” (pastello ad olio su cartoncino, 1990).

Ma il ventennio compreso tra i primi anni Ottanta e i primi del Duemila vede l’artista approfondire anche nuove tecniche nell’ambito della Macro-area tematica Equidimensionali formule-silhouette del mito che si concretizza tra il 1982 e il 1992 nel percorso Profili-primigenio parallelo che sviluppa, in parte, spunti nati dalle precedenti opere come in “Estensione vitale. Schema/messaggio =profili allacciati al Mito-clonato (in-)tensificato” (tecnica mista su cartone, pastelli e acrilico, 1996) derivante dai progetti datati 1985 “Clonazioni monnalisiane” e “Inserto del DNA VISIVO”.

Alla medesima Macro-area appartengono anche i percorsi Le scrivanie dell’Angelo (2002-2005) e Le partiture Uchu (2005-2006). Il primo si caratterizza per opere di grandi dimensioni (tele in formato 110cm x 140 cm) in cui a partire dal mezzo segnico nei vari componimenti di “Synesis” (tecnica mista, acrilico su tela juta, 2002) Fossi arriva ad isolare la “Scrittura-Partitura Morse-Synesis – ‘Clone’ Time Hole” (tecnica mista, acrilico su tela juta, pvc-cristal e serigrafia, 2004) e giunge alla fusione armonica in “Segno indicatore di Synesis- Scrivania-Time Hole” (tecnica mista, acrilico su tela juta, pvc-cristal e serigrafia, 2005). Le partiture Uchu, invece, esplorano nuove estensioni del DNA VISIVO, alla ricerca di una dimensione spazio-temporale in un viaggio che trova la sua naturale conclusione nell’opera intitolata “Sp(a)zio Zero (jk-L3) Arretrato ‘Tempo-Viaggio’ Time hole “(tecnica mista – foglio allumina su forex-pvc, 2006).

Gli ultimi anni del Duemila sono caratterizzati da Profilo-Allacciato al Mito (2007) e Il Monnalisiano nelle Gioconde di Fossi (2009) che connotano la Macro-area Concretizzazioni Monnalisiane in cui l’artista racchiude una summa delle sue ricerche precedenti, riprendendo in particolare le intuizioni degli anni Ottanta come in “Psiche Reliquie” (tecnica mista su tavola di legno con cera da fusione e acrilico, 2007) e toccando l’apice nell’opera da cui trae origine la denominazione di uno dei due percorsi artistici, ossia “Profili-allacciati al Mito cifrato del DNA VISIVO” (tecnica mista su tavola di legno,2007) nonché in “DNA-Codice messaggio” (tecnica mista con inserti di pellicola videotape, 2009) esemplare unico che successivamente darà origine alla serie “Le Gioconde Monnalisiane in concatenazione effigiata” appositamente destinata al Contenitore di Arte Contemporanea BAU 7 [14] e costituita da multipli che, in virtù della loro diversa caratterizzazione, sono da considerarsi pezzi unici.

In stretta analogia ma con un approfondimento sul mezzo segnico, tra il 2010 e il 2014 Fossi crea una serie di opere, le Cartoline Monnalisiane/Stringhe -: Test di battitura, declinate in centinaia di varianti che rappresentano la naturale evoluzione delle Gioconde Monnalisiane, nella costante ricerca del Codice universale dell’Arte. In tali creazioni il messaggio si fa scrittura e si fonde con l’icona-simbolo e le figure della Gioconda, trovando un apprezzabile esempio in “String D1, 2014 Modalità di Accesso al DNA_Visivo della Gioconda (     D1      )               [Test_Battitura].” STRINGHE (tecnica mista e collage su cartoncino applicato su tavola, 10cmx15cm)[15].                

Il DNA VISIVO rappresenta, quindi, la sintesi di un'innovativa ricerca artistica senza fine in base ad una metodologia originale di indagine a partire dalla Gioconda di Leonardo da Vinci che si è poi concretizzata in una corposa produzione di opere oggetto di pubblicazioni, monografie e partecipazione a mostre in Italia e all’estero[16].


i.

 

Note

[1] Al 2016 si contano circa seicento opere dell’artista.

[2] “Joconde. Da Monnalisa alla Gioconda nuda”. Museo Ideale Leonardo Da Vinci. Edizione ADARTE 2009

[3] “Nuda alla meta” di Alessandro Vezzosi, in L’Osservatore Romano, 11 febbraio 2011.

[4] “Il Mito del Mito: la Gioconda di Leonardo” in “ Leonardo Da Vinci, il disegno del mondo” a cura di Pietro C. Mariani e Maria Teresa Fiorio. Edizioni SKIRA

[5] “Franco Fossi” a cura di Francesco Butturini. Edizioni D’Arte Ghelfi-Verona 2004.

[6] Il quadro ha fatto parte della mostra “La Monna Lisa Collection”, una mostra itinerante all’interno dei musei di tutto il mondo, da New York a Montecarlo, da Il Cairo a New Delhi. In qualità di esempio delle ricerche di Fossi, è stato inoltre esposto al SACI (Studio Art Center International) di Firenze.

[7] “Trova l’anima della Gioconda. Pedretti: Ecco la radiografia del capolavoro” di Laura Antonini in Corriere della Sera, Pag. Culture, 16 Maggio 2009.

[8] Per approfondimenti cfr. www.undu.net in particolare: 1995-2015.undo.net

[9] Per approfondimenti cfr. “Maestri della Pittura e Scultura Contemporanea”,n. 58 – Colllana “Artisti d’Oggi” – Edizioni Ghelfi, Verona.

[10] Studi del primigenio seme 1972-1990, L’Origine oltre il visivo, “Franco Fossi” a cura di Luigi Meneghelli, Ed.     D’Arte Ghelfi, Verona, 2006.

[11] L’opera ha fatto parte della mostra ed è pubblicata nell’omonimo catalogo “Leonardo – Mona Lisa – The Myths” organizzata presso il National Palace Museum (Taipei, Taiwan 30 ottobre 2013-10 febbraio 2014) in collaborazione con Galleria degli Uffici, Firenze.

[12] Il quadro ha fatto parte della mostra “La Monna Lisa Collection”, una mostra itinerante all’interno dei musei di tutto il mondo, da New York a Montecarlo, da Il Cairo a New Delhi. In qualità di esempio delle ricerche di Fossi, è stato inoltre esposto al SACI (Studio Art Center International) di Firenze.

[13] “Franco Fossi” a cura di Francesco Butturini. Edizioni D’Arte Ghelfi-Verona 2004.

[14] La serie è stata appositamente creata per l’inserimento in “BAU 7. Contenitore di cultura contemporanea”, aperiodico in edizione limitata di 150 copie prodotto dall’Associazione Culturale no profit BAU di Viareggio. Esso contiene opere di autori italiani e internazionali che riassumono i risultati delle ricerche e delle sperimentazioni in corso nei più diversi linguaggi contemporanei. Il contenitore è presente in numerosi archivi, collezioni e musei italiani ed esteri tra cui: Biblioteca Nazionale (Firenze), Museo d’Arte delle Generazioni del 900 (Cento, Bologna), Centro per l’Arte Contemporanea “A.L. Pecci” (Prato), MACRO (Roma), Collezione Davide Mengoli (Londra), Istituto Italiano di Cultura (Vienna), Getty Research (Los Angeles) e molti altri.

[15] Archivio Carlo Palli-Prato. “Vitamine. Tavolette energetiche” a cura di Laura Monaldi. Edizioni Polistampa.

[16] Per approfondimenti bibliografici e relativi alla partecipazione ad eventi espositivi si rinvia alla biografia artistica di Franco Fossi.